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Economia Mondiale

Gli anni ’90 sono stati un decennio decisamente meno turbolento rispetto agli anni ’80, con la maggior parte dei Paesi che, durante la prima metà del decennio, hanno goduto di un periodo di crescita economica. Il tasso medio di crescita del prodotto interno lordo (PIL) per tutti i paesi in via di sviluppo è cresciuto al 4,3 per cento, rispetto al 2,7 per cento registrato negli anni ’80. I Paesi industrializzati hanno invece registrato una crescita media pari a circa il 2,3 per cento, in diminuzione rispetto al 3 per cento del decennio precedente.

Non tutti i Paesi hanno però tratto beneficio da questa situazione. In Africa, per esempio, la crescita economica è stata soltanto marginale, mentre l’elevato incremento della popolazione ha annullato i progressi realizzati, cosicché il divario esistente negli standard di vita fra questo continente e le altre regioni si è allargato. Anche altre aree del pianeta hanno sofferto, come dimostra il fatto che le condizioni economiche e sociali delle economie in transizione sono peggiorate. Mentre infatti durante gli anni ’80 l’economia in questi Paesi è cresciuta dell’1,8 per cento all’anno, nel corso degli anni ’90 ha registrato un declino pari in media al 2,5 per cento annuo.

Durante gli anni ’90 gli scambi internazionali hanno prosperato, con le esportazioni globali che sono cresciute a un tasso medio del 6,4 per cento, raggiungendo nel 2000 quota 6.300 miliardi di dollari. Ne hanno tratto beneficio i Paesi in via di sviluppo nel loro complesso, le cui esportazioni sono cresciute a un tasso del 9,6 per cento all’anno. Ma l’Africa, in particolare, non ne ha tratto alcun beneficio dal momento che la sua quota dei commerci mondiali è diminuita, passando dal 2,7 per cento registrato nel 1990 al 2,1 per cento del 2000.

La globalizzazione, inoltre, ha dimostrato di avere come sua caratteristica distintiva un’estrema volubilità. Mentre infatti numerosi Paesi hanno beneficiato dell’immissione di capitali privati provenienti dall’estero, l’inversione di questi flussi ha causato delle crisi finanziarie, prima in Messico nel 1995 e successivamente nell’Asia orientale ed in altri Paesi nel 1997.

 

I flussi dell’assistenza ufficiale allo sviluppo (official development assistance — ODA) sono calati nel corso degli anni ’90, passando dai 58.3 miliardi di dollari del 1992 ai 53.1 miliardi di dollari del 2000. L’ODA, intesa come percentuale del prodotto interno lordo, è passata dallo 0,35 per cento del 1992 allo 0,22 per cento del 2000. Nel 2000 solamente cinque Paesi — Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia — hanno rispettato l’obiettivo per gli aiuti dello 0,7 per cento del PIL. La maggior parte dei Paesi meno sviluppati hanno subito un decremento dell’ODA pari ad almeno il 25 per cento e sette paesi, tutti in Africa, hanno visto l’ODA ridursi in misura superiore al 50 per cento.

I flussi degli Investimenti Esteri Diretti verso i Paesi in via di sviluppo sono aumentati costantemente, con gli investimenti di portafoglio netti nei Paesi in via di sviluppo che hanno raggiunto un picco di 91 miliardi di dollari nel 1994, prima di diminuire a quota 25 miliardi di dollari nel 1998. Questo dato ha registrato un lieve rialzo nel 1999 e nel 2000.

Le stime relative ai sussidi governativi, in tutti i Paesi, vanno da un minimo di 650 milioni di dollari fino a un massimo di circa 1.500 miliardi di dollari all’anno. L’eliminazione di questi sussidi potrebbe contribuire alla sostenibilità, generando al tempo stesso dei risparmi finanziari per i governi.