Consumo Critico Ecologia Economia Sostenibile Mondialità Nonviolenza Sviluppo Umano
Turismo Responsabile

Flick dans la Tète

Il flick dans la Tète ("il poliziotto nella mente") è uno metodo del teatro dell'oppresso le cui tecniche sono nate da un laboratorio annuale svolto a Parigi nel 1980 assieme agli animatori del Centre du Theatre de l'Opprime' per rispondere a una domanda nuova: come si possono affrontare col Teatro dell'Oppresso le questioni piu' interiori, in cui "il problema e' nella persona piu' che nella situazione", senza cadere in una psicoterapia individuale ma tenendo fede ai principi del TdO di essere una ricerca collettiva di liberazione? Boal, come racconta auto-ironicamene negli stage, arriva in Europa nel 1979 abituato a confrontarsi con oppressioni molto visibili e concrete, basate sulla violenza, la forza, la prevaricazione. Propone i suoi stage in Francia e poi ovunque e gli occidentali portano in essi oppressioni a lui sconosciute: solitudine, impotenza, confusione, malessere interiore... Boal prima rifiuta di trattare queste questioni e chiede "ma dove sono i poliziotti? Dove sono gli oppressori?" e infine si arrende alla realta' e afferma "anche qui in Europa ci sono oppressioni, ma sono piu' nascoste, piu' sottili; anche qui la gente sta male, al punto che si toglie la vita per questo; dobbiamo scoprire gli oppressori; essi sono nella testa". Da qui nascono le prime tecniche come "I poliziotti e i loro anticorpi", "L'arcobaleno del desiderio", "L'immagine analitica" etc. che esplorano l'interiorita' della persona per far emergere e portare in scena, ma visibili a tutti, gli oppressori interni; oppressori che sono stati, in passato, persone in carne ed ossa che il protagonista ha incontrato e che ora sono nascosti nella sua testa sotto forma di immagini di divieto, terrore, seduzione, impotenza, etc.

Le tecniche mirano a portare fuori questi Flick perché il protagonista possa riconoscerli e affrontarli teatralmente, ma anche perche' il gruppo possa lavorare e allenarsi a lottare contro questi impedimenti. Le tecniche sono tutte basate su un racconto iniziale del protagonista a cui segue la costruzione di immagini proposte da lui e/o dal pubblico e successive improvvisazioni in un caleidoscopio di relazioni e di piani (reale e simbolico e fantastico e grottesco...) che permettono un'esplorazione ricca di suggestioni. E' qui che piu' forte appare la connessione tra TdO e psicodramma moreniano come afferma Daniel Feldhendler nel suo testo purtroppo non tradotto.