È successo durante la notte di ieri. Un terremoto di magnitudo 6.0 ha scosso l’Afghanistan orientale. Zona tra Jalalabad e le montagne di Kunar e Nangarhar. È una tragedia. E sembra peggiorare di ora in ora.
Le prime cifre sul disastro
Morte? Oltre 800 persone, dicono i governi talebani, mentre l’Onu teme che il conto salga ancora. Feriti? Migliaia. Si parla di 2.500, 2.800. Non è chiaro, le stime si rincorrono. Villaggi rasa al suolo. Frane, strade bloccate. Le squadre di soccorso arrivate in ritardo. Beh, immaginate quella zona — remota, montuosa, fragile.
Si sa: le tragedie non chiedono permesso. E a pagarne il prezzo stavolta sono stati anche i più piccoli. Due bambini sono morti sotto il tetto crollato della loro casa — nella provincia di Nangarhar. Non è sempre così chiaro, ma qui lo è.
Le squadre di soccorso? Provano ad arrivare. Elicotteri, forze dell’ordine, qualche medico. Ma non basta. I villaggi colpiti — alcuni distrutti — restano isolati. Frane, comunicazioni tagliate, accessi bloccati. Un dramma, una corsa contro il tempo.