Svelato il labiale al matrimonio: ecco cosa Carlo disse a Diana quel giorno

E’ il 29 luglio 1981. C’è molto caldo, luce bianca sulle pietre di Londra. Carlo e Diana arrivano in carrozza a Buckingham Palace. Lei ha addosso un vestito che quasi acceca, lui è tirato a lucido. Ve li ricordate?

Hanno appena detto “sì” a Saint Paul, e il mondo intero (mica solo l’inghilterra) li guarda come si guarda un film che si spera non finisca mai. I problemi, i silenzi e le brutte sorprese appaiono ancora molto lontani.

“Dammi la mano” e “Dammi un bacio”. Ma non solo…

Sul balcone si fermano. Ondata di applausi, bandiere ovunque. Lui si piega verso di lei, qualcosa all’orecchio. Oggi sappiamo cosa grazie ad una fonte interpellata dal MailOnline a cui è stato chiesto di leggere il labiale di quel giorno: “Sei perfetta”. Poi — quasi un ordine, ma detto piano — “Dammi la mano”. Lei obbedisce, senza esitazioni. “Dammi un bacio”, aggiunge. Non è solo romanticismo: è guida, è protocollo recitato sottovoce. Come dire: ecco cosa si fa, e quando.

“Guarda la folla cara”

Anche la Regina si china verso Diana. Un mezzo sorriso: “Guarda la folla, cara. Sono stati qui per ore”. È un insegnamento al volo, mentre tutto intorno è rumore e sguardi. Diana ascolta. Abbassa appena il capo, come per dire “va bene”. Ancora inesperta, un po’ impacciata. Pronta a farsi condurre.

E qui viene il nodo in gola. Perché noi sappiamo il resto: che quella ragazza timida avrebbe presto capito come funziona quel mondo, e quanto può stringere. E che, una volta rotto il filo, nessuno — né Carlo, né la Regina, né l’istituzione intera — sarebbe più riuscito a dirle cosa fare.

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