In materia di licenziamento è arrivata un’incredibile novità: la Corte di Cassazione fa finalmente chiarezza, ecco quello che devi sapere
Qualche mese fa, un’azienda italiana ha licenziato un lavoratore soltanto perché ha rifiutato un cambio di turni lavorativi. L’uomo aveva come giustificazione la necessità di accudire la moglie disabile e i nuovi orari proposti non erano compatibili con questa specifica esigenza. Nonostante ciò, il datore di lavoro non ha voluto sentire ragioni e gli ha comunicato il licenziamento.
In Italia, per molte aziende, rifiutare un cambio di turno o di mansioni è considerato un comportamento che giustifica un licenziamento “per giusta causa”. Se anche davanti a una situazione così delicata, il lavoratore, che fruiva dei permessi 104, è andato incontro a questo sfortunato destino, è facile immaginare come una simile prassi possa creare un ulteriore squilibrio per i dipendenti, costretti ad accettare turni scomodi per evitare il licenziamento. Ma da ora cambia tutto, ecco perché.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta sulla predetta vicenda del lavoratore che aveva bisogno di prestare assistenza alla moglie, introducendo una nuova regola valida per tutti i lavoratori. Scopriamo quale.
I permessi 104 rappresentano, o dovrebbero rappresentare, un diritto per i lavoratori dipendenti che hanno necessità di assistere un familiare con disabilità. Grazie a questa fondamentale tutela è possibile assentarsi dal lavoro, senza perdere il diritto ad essere retribuito, per tre giorni al mese, frazionabili in tre ore.
Una garanzia fondamentale che permette a moltissimi familiari in stato di bisogno di ricevere tutto il sostegno necessario. Dopo il licenziamento di cui si è parlato, questa particolare tutela è stata in parte indebolita, perché quell’episodio ha creato un precedente pericoloso anche per gli altri lavoratori che ne hanno diritto. Per fortuna, però, la Cassazione ha fatto finalmente chiarezza.
Con la sentenza n. 18063/2025, la Suprema Corte ha dato ragione al lavoratore, rilevando che il datore di lavoro non avesse rispettato il principio di “buona fede e correttezza”. Secondo i giudici, l’azienda ha ricorso al licenziamento in modo precipitoso, dopo un solo rifiuto del cambio di turno e della nuova mansione. Per la Cassazione, il datore doveva prima valutare se ci fosse un’ulteriore collocazione più compatibile con le esigenze del lavoratore o un eventuale “demansionamento”.
La sentenza della Cassazione ha stabilito che l’azienda ha operato in modo illegittimo, ai danni di un soggetto che aveva necessità di usufruire dei permessi 104, ma che è stato mandato via in poco tempo, senza trovare una soluzione di compromesso.
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