In arrivo una novità che cambia tutto in materia di licenziamento: la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza, scopriamo cosa succede ora
C’era una volta un lavoratore che aveva necessità di accudire la moglie disabile, usufruendo dei permessi 104 per starle vicino e offrirle tutto il sostegno necessario. Un giorno l’azienda per cui lavorava gli propose un cambio di mansione e di turni lavorativi. Lui fu costretto a rifiutare perché i nuovi turni non gli davano la possibilità di fornire l’assistenza necessaria al coniuge.

A causa del rifiuto, l’azienda decise di mandarlo via, comunicandogli l’avvenuto licenziamento “per giusta causa”. Questa è una storia vera: si tratta di un episodio che ha creato un precedente importante mettendo a rischio anche coloro che non hanno permessi 104, di essere licenziati ove non accettino i cambiamenti organizzativi aziendali. Ora, però, cambia tutto, ecco cosa c’è da sapere.
Grazie a una recente sentenza della Corte di Cassazione, che è intervenuta proprio per decidere sulla predetta vicenda del lavoratore che aveva bisogno di prestare assistenza alla moglie, è in arrivo un cambiamento epocale in materia di licenziamento. Ecco quale.
Se ti rifiuti potresti essere licenziato: ecco quando
Prima di parlare della recente decisione della Suprema Corte, è opportuno ricordare che i permessi 104 rappresentano, o dovrebbero rappresentare, un diritto per i lavoratori dipendenti che hanno necessità di assistere un familiare con disabilità. Con questo fondamentale strumento è possibile assentarsi dal lavoro, senza perdere il diritto ad essere retribuito, per tre giorni al mese, frazionabili in tre ore.

Si tratta di una garanzia fondamentale, spesso sottovalutata perché non utilizzata da tutti, ma che potrebbe sempre servire. Dopo il licenziamento di cui si è parlato, sembra essere venuta un po’ meno la tutela offerta dai permessi, ma la recente sentenza della Cassazione fa finalmente chiarezza sulla questione, ecco cosa devi assolutamente sapere.
Con la sentenza n. 18063/2025, la Suprema Corte ha dato ragione al lavoratore, rilevando che il datore di lavoro non avesse rispettato il principio di “buona fede e correttezza”, ricorrendo al licenziamento in modo precipitoso, dopo un solo rifiuto del cambio di turno e della nuova mansione. Secondo i giudici, il datore doveva prima verificare se ci fosse una possibilità diversa per il lavoratore, un’ulteriore collocazione più compatibile con le sue esigenze o un eventuale “demansionamento”.
Per la Cassazione, quindi, l’azienda ha operato in modo illegittimo, optando per un licenziamento affrettato e ingiusto, ai danni di un soggetto che ha realmente necessità di usufruire dei permessi 104, non come tanti altri che da sempre abusano di questa fondamentale tutela.