Il tempo stringe e la partita sul futuro del Festival di Sanremo è ormai arrivata all’ultimo giro di orologio. Da settimane Rai e Comune ligure trattano su modalità e condizioni per l’organizzazione della kermesse canora, e la sensazione è che ci si sia anche avvicinati a un punto di rottura. Già lo scorso mese le parti erano arrivate a un passo dallo strappo definitivo.
Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, l’incontro finale sarebbe stato fissato per il 2 settembre, anche se non si esclude un faccia a faccia già nelle prossime ore. Senza un’intesa, la Rai avrebbe deciso di cambiare strada e valutare seriamente lo spostamento del Festival in altre città. Le ipotesi più accreditate sono Napoli e Torino, con Roma pronta a inserirsi come outsider di lusso.
Festival Sanremo 2026: la partita dietro le quinte
La vicenda affonda le radici nel bando lanciato dal Comune di Sanremo per l’organizzazione del Festival a partire dal 2026. Il pacchetto riguarda un triennio, con possibilità di estensione per altri due anni, e nasce da una sentenza del Tar Liguria (fine 2024, poi confermata dal Consiglio di Stato a maggio 2025) che aveva giudicato illegittimo l’affidamento diretto delle edizioni 2024 e 2025 alla Rai, imponendo una gara pubblica.
Contro il bando si è mossa Just Entertainment, già vincitrice di un ricorso al Tar lo scorso anno. Stavolta la richiesta cautelare è stata respinta, ma la decisione di merito arriverà solo il 17 ottobre. Nel frattempo, la trattativa politica ed economica va avanti a fari accesi.
Sui numeri sembra esserci stato un avvicinamento tra Rai e Comune, ma il vero nodo resta la titolarità del marchio e del format. A Viale Mazzini, infatti, non mancano le voci favorevoli a chiudere con Sanremo e ripensare la collocazione del Festival. Al contrario, a livello locale si rivendica il legame storico con la città ligure. E in tutto questo quadro si aggiunge anche la pressione dei discografici: Fimi e Pmi hanno inviato a metà luglio una lettera ufficiale alla Rai per chiedere di innalzare a 120mila euro (dagli attuali 65mila) il contributo spese per ogni artista in gara. Una trattativa complicatissima, che a questo punto rischia di riscrivere la storia del Festival più famoso d’Italia.