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Lingua

Gli esseri umani parlano fra loro in circa 10.000 lingue diverse. Dui seguito l'elenco in milioni delle lingue più parlate nel mondo (1999) e il paese principale: Mandarino 1.025 (Cina), Inglese 477 (Stati Uniti), Hindi 476 (India), Castigliano 409 (Messico), Russo 279 (Russia), Arabo 235 (Egitto), Bengali 207 (Bangladesh), Portoghese 187 (Brasile), Bahasa 170 (Indonesia), Francese 127 (Francia).

La lingua è l’essenza stessa dell’identità della stragrande maggioranza di una popolazione. È importante salvaguardare la diversità culturale incoraggiando, al tempo stesso, il mutamento culturale, con l’obiettivo di favorire il rispetto della libertà di scegliere la propria lingua. Possiamo indicare alcuni fatti significativi:
* Durante il mezzo secolo successivo alla conquista statunitense del 1898, l’inglese è stata l’unica lingua insegnata nelle scuole di Porto Rico.
* Nelle ex colonie si registra una sorta di complesso nei confronti della lingua derivante dalla colonizzazione, anche se spesso la popolazione è formata da decine di gruppi diversi che hanno in comune solo quella lingua.
* La diffusione della lingua cinese sta corrodendo la civiltà tibetana.
* In Spagna, durante la dittatura di Franco, i maestri di scuola picchiavano i bambini che parlavano basco.
* Un obiettore di coscienza turco non può rispondere alle lettere di chi gli scrive dall’estero nel carcere, perché non gli è permesso di scrivere in una lingua che non sia il turco.
* Si è dovuto attendere il 1987 perché a Taiwan l’uso della lingua madre ridiventasse un diritto.

Oltre 150 milioni di bambini non arrivano al quinto livello elementare: escono dalle scuole, cioè, senza essere in possesso delle capacità linguistiche che costituiscono la base del processo di apprendimento durante tutto l’arco della vita. Un ostacolo che inibisce a molti bambini la frequenza scolastica consiste nel fatto che in molti paesi ex coloniali le lezioni vengono tenute nella lingua dell’antico dominatore, anziché nella lingua madre o, meglio ancora, sfruttando l’opportunità del bilinguismo. Se la lingua usata a scuola non viene parlata a casa, soprattutto quando i genitori sono analfabeti, i problemi di apprendimento si accumulano e le probabilità di abbandono aumentano. Al contrario molti studi dimostrano che gli alunni imparano a leggere e acquisiscono altre capacità scolastiche più velocemente se l’insegnamento iniziale viene svolto nella lingua madre. Inoltre essi imparano una seconda lingua più velocemente degli alunni che imparano a leggere per la prima volta in una lingua che non è la propria1. I governi si sono affidati alla televisione per diffondere la lingua nazionale. La globalizzazione, d’altronde, rende urgente una minima uniformità per diffondere una lingua franca internazionale che consenta di accedere al villaggio globale. La scelta dell’inglese è ritenuta da molti Paesi un passaggio obbligato per accedere alle tecnologie e alle relative conoscenze. Oggi, l’inglese è la lingua più usata per comunicare con il resto del mondo e migliaia di persone investono cifre astronomiche – poiché i corsi di lingua sono assai costosi – per impararla. In verità, nella lingua inglese, malgrado tutto il suo retaggio poliglotta, mancano le parole per indicare moltissime cose. Peraltro, è facilmente prevedibile che né gli Europei né gli Asiatici tollereranno la pretesa statunitense che l’inglese sia la lingua unica e universale.

Un problema di fondo è sollevato dal plurilinguismo. In Algeria, dopo l’entrata in vigore nel 1998 della legge concessa dal regime alla coalizione islamico-conservatrice, che rende l’arabo l’unica lingua ufficiale e inasprisce così il problema identitario, si sono moltiplicate le manifestazioni contro l’arabizzazione forzata e in favore il riconoscimento degli idiomi minoritari. Tra questi sono il francese e il tamazight, parlato da almeno un quarto della popolazione, quella berbera. Le amministrazioni e le imprese pubbliche tenute ad applicare la legge non sono state preparate a farlo. Nessuno inoltre ha preso in considerazione l’arabo dialettale, parlato dalla schiacciante maggioranza degli Algerini. Il castigliano è per i Portoricani una bandiera d’identità e resistenza che vogliono conservare ad ogni costo, ma questo attaccamento vieta loro l’accesso alla possibilità di convertirsi nel 51° Stato degli Usa. Il legislatore statunitense, che condiziona l’ammissione nell’Unione alla rinuncia alla lingua, teme che se Porto Rico conservasse il diritto al castigliano, anche il Texas, l’Arizona o il New Mexico prima o poi lo reclamerebbero. Del resto questi ultimi ne avrebbero tutto il diritto, come emerge dal Trattato di Guadalupe Hidalgo del 1848, con cui il Messico cedeva la metà del suo territorio alla conquista bellica statunitense: firmandolo, gli Usa contrassero anche l’obbligo di mantenere l’insegnamento del castigliano. La Corte suprema dell’Arizona ha deciso che è incostituzionale la legge statale che vieta alle autorità elettive di rivolgersi ai cittadini in lingue diverse dall’inglese. Gli elettori californiani hanno deciso di abolire l’istruzione bilingue, in vigore da trent’anni. In linea generale, si può osservare che l’agitazione intorno al problema linguistico è solo un aspetto della crisi che può scuotere un Paese.

 

Accanto a quanto detto, una polemica ricorrente verte sulla scelta della prima lingua straniera nelle scuole. Alcuni, come lo scrittore egiziano Mahfuz, sottolineano come l’uso di una stessa lingua sia elemento fondamentale per il raggiungimento della stabilità e della pace in una certa area geografica.

Hanno detto della lingua:

a) Sono favorevole a preservare le lingue minacciate di estinzione a scopi di archivio. Il latino sopravvive grazie a questo. Ma impiegare del tempo per insegnare le lingue che stanno morendo a un numero consistente di persone è un’idea folle. Il gaelico e il dialetto della Cornovaglia stanno scomparendo proprio perché non sono più vitali. Cercare di mantenerli vivi imponendoli a bambini che non sono interessati, come accade negli Usa, non ha alcun senso. Chi si aggrappa a un idioma che non lo aiuta a integrarsi nella cultura di accoglienza non rende un servizio a se stesso. (Michael Harrah, su Newsweek).

b) Sono sposata a un hawaiano e ho una figlia che presto finirà la scuola superiore. La nostra più grande gioia è che lei abbia imparato la lingua hawaiana e la usi nella vita quotidiana. Ho potuto vedere l’orgoglio crescere in lei e in mio marito man mano che la ragazza imparava la lingua, la cultura e la storia locali. Dato che non sono hawaiana, ho una sorta di timore riverenziale verso la ricchezza del patrimonio culturale di quel Paese. Credo davvero che quando si perde una lingua, è il popolo stesso a scomparire. (Dawn Josldah, su Newsweek).

c) La mia lingua è il mio Paese, il resto è soltanto geografia (Rupert Ordorica, cantante e poeta spagnolo di lingua basca).

d) Parlare più di una lingua non fa male a nessuno. Proclamare l’inglese unica lingua degli Stati Uniti è un’inutile prova di paura e di superbia. Una lingua considera se stessa «ufficiale» solo quando ha, a tutti gli effetti, già smesso di esserlo (Carlos Fuentes, scrittore messicano).